Il respiro della luce

Nome della scuola:

Dante Alighieri S.S.I° - Venezia

Docenti responsabili:

Giuseppa Bongiovanni, Roberta Bonora

Numero di studenti coinvolti:

24 alunni

Premessa

Il progetto 'Il respiro della luce' (espressione mutuata dal nome che gli Inuit danno all'anima delle persone viventi) intendeva essere il punto di incontro tra due percorsi di studio: da una parte quello (in geografia) di realtà etnico-geografiche molto diverse e lontane da noi, con il loro patrimonio culturale da tutelare e valorizzare, dall'altra lo studio (in arte e immagine) del rapporto tra le avanguardie e il primitivismo, inteso come:

  • Anticlassicismo;
  • Semplificazione delle forme;
  • Assenza di soggetti narrativi;
  • Esaltazione della bidimensionalità;
  • Allontanamento da ogni ideologia;
  • Legame con il mondo concettuale puro dell'infanzia.

Si è pensato di condurre gli alunni alla scoperta del popolo Inuit che, adattandosi alle difficili condizioni ambientali e vivendo in sintonia con la natura, ha sviluppato  nel corso dei secoli una forma d'arte propria che presenta caratteri comuni in tutte le sue forme di espressione artistica, quali un linguaggio estremamente semplice e privato di qualsiasi dettaglio superfluo e un simbolismo che dà molta importanza all'arte piuttosto che alla rappresentazione di se stessa, evitando la contaminazione con altre forme di linguaggio artistico, soprattutto occidentale.

Metodologia

Il progetto è stato sviluppato nel corso del secondo quadrimestre. Si è articolato in tre momenti: lezione teorica sulla cultura degli Inuit, visita guidata alla Collezione Peggy Guggenheim, fase espressiva laboratoriale. La classe è stata divisa in quattro gruppi corrispondenti alle quattro leggende inuit che abbiamo scelto di rappresentare: l'orso, l'origine della luce, la Dea del mare, l'origine del Sole e della Luna. La classe è stata suddivisa in quattro gruppi che hanno sviluppato progetti diversi. Quello che abbiamo presentato è quello che abbiamo ritenuto corrispondesse maggiormente alle premesse. L'elaborato è composto da tre pannelli di cartoncino uniti da una cucitura a mano. Ogni pannello contiene temi legati alle rappresentazioni tipiche del mondo Inuit.

 

Nodi tematici

Siamo partiti dalla osservazione delle opere di Constantin Brancusi: “Maiastra” (1912) e “Uccello nello spazio” (1932). Gli allievi hanno scoperto che esiste una affinità tra le opere degli Inuit e quelle di Constantin Brancusi. L'arte Inuit è stata scoperta nella metà del XX° secolo e nel corso del tempo sono diventati maestri nell'arte della scultura su legno, pietra e ossa. In origine le statuette e le creazioni votive, fabbricate per il popolo, erano destinate ad usanze religiose. Importante attività Inuit è anche la produzione delle stampe d'arte (tecnica che i nostri allievi hanno utilizzato durante l'esecuzione dell'elaborato: la linoleografia). I soggetti prediletti sono gli animali, effigi di donna e altri temi legati alla natura. L'opera artistica degli Inuit non è altro che l'affinamento della forma (anima) già presente nel medium.

Con l'arte Inuit si è riusciti a catturare l'essenza della spiritualità di questo popolo, il loro forte legame con la tradizione e la rievocazione di mondi mitologici carichi di simbologie. L'arte, per Constantin Brancusi, rappresenta l'unico mezzo capace di abolire le distanze e le contraddizioni, l'unico strumento in grado di ricomporre l'unità originaria. Fare scultura significa compiere un atto che ha in sé qualcosa di mistico e spirituale. Constantin Brancusi elimina il superfluo per giungere a una levigatezza estrema delle superfici. Simili a specchi, i suoi lavori restano in balia della luce, che influenza il modo di vedere le forme. Al di là di un'apparente normalità, si tratta in tutti i casi di soggetti a forte valenza simbolica. La forma che predomina è quella ovoidale, più o meno allungata. A variare sono i materiali (bronzo, marmo, alabastro), la disposizione spaziale (appoggiata al piano o in verticale, sorretta da uno o più piedestalli sovrapposti), i colori. I motivi e le forme, al contrario, sono gli stessi. Vengono costantemente riprodotti in un'inarrestabile ricerca dell'essenziale, della forma perfetta. Completamente lisce, non hanno alcuna funzione rappresentativa. Sono puro concetto, esperienza tattile. Lasciano spazio all'immaginazione. Nelle mani di Constantin Brancusi, la “Maiastra”, il leggendario uccello perde poco alla volta ogni connotazione figurativa. Si allunga e diventa “Uccello nello spazio”.