Tutta la materia di cui siamo fatti noi l’hanno costruita le stelle, tutti gli elementi dall’idrogeno all’uranio sono stati fatti nelle reazioni nucleari che avvengono nelle supernove (…) per cui noi siamo veramente figli delle stelle.
Margherita Hack, Intervista su "Cortocircuito", 2012

Il termine materia, pur nella sua semplicità, non possiede un significato univoco. In senso generale, la parola definisce la sostanza di cui sono costituiti gli oggetti sensibili, ovvero qualunque cosa che abbia una massa e occupi spazio. Dal punto di vista scientifico, per studiare la materia occorre prendere in considerazione le sue proprietà fisiche (colore, la temperatura di fusione, la conduttività elettrica, la densità) e chimiche (infiammabilità, corrosività e reattività con gli acidi). In natura, esistono tre condizioni fisiche della materia corrispondenti allo stato liquido, solido e gassoso che, con le necessarie condizioni, ne rendono possibile il passaggio da uno stato all’altro.
Dalla parola materia derivano altri vocaboli quali materiale, materico, materialista, ecc. Il termine materiale, ad  esempio, esprime l’intervento dell’uomo sulla materia definendo le sostanze fisiche utilizzate per la produzione di oggetti. La materia e le sue proprietà assumono un ruolo rilevante nella storia e nella critica d’arte moderna e contemporanea. Nel lessico artistico è ricorrente, infatti, definire un’opera “materica” quando questa presenti una forte componente tattile e sia costituita da uno spesso strato di colore, presenti delle increspature e abbia altri materiali incorporati al suo interno. Il collage, ad esempio, consiste nella tecnica con cui differenti materiali vengono applicati sul supporto dell’opera.

Intorno al 1912, George Braque e Pablo Picasso avviano un’innovativa sperimentazione sull’utilizzo di collage e del papier collé che successivamente sarà ripresa da altre avanguardie e sfocerà in pratiche più complesse come: l’assemblage, ovvero l'applicazione di oggetti o parti di essi caratteristica delle esperienze artistiche dadaista e surrealista, e il combine painting, ossia colore combinato ad oggetti di varia natura (fotografie, oggetti d’uso comune, ritagli di giornali ecc.), utilizzato, ad esempio, nelle opere di Robert Rauschenberg. La ricerca di Braque e Picasso ha come obiettivo il superamento delle tecniche pittoriche tradizionali tramite l'incursione di materiali provenienti dalla realtà quotidiana all’interno dell’opera.
Nella seconda metà del Novecento la sperimentazione attorno alla materia conduce a esiti eterogenei e contribuisce a dar vita a correnti artistiche e movimenti autonomi e diversi tra loro.
Nel 1947 Jackson Pollock dipinge Alchimia, capolavoro realizzato tramite la tecnica del dripping. Sulla tela, Pollock getta una spesso strato di colore a olio, pittura d'alluminio e smalto alchidico e inserisce sabbia, sassi, filati e bastoncini di legno rendendone la superficie irregolare, materica e tattile. Negli stessi anni il pittore francese Jean Fautrier, rifacendosi alle esperienze di Picasso e Braque, inserisce nelle sue opere materiali di varia natura rompendo il confine tra immagine bidimensionale e plastica e proponendo lavori non più classificabili nelle tradizionali categorie di pittura o scultura. Altri artisti informali europei rivolgono il loro interesse ai valori espressivi dei diversi materiali: tra essi emergono soprattutto il francese Jean Dubuffet, lo spagnolo Antoni Tápies e l’italiano Alberto Burri. Quest’ultimo, in particolare, propone opere dalla singolare forza espressiva, ricorrendo a materiali poveri come legni bruciati, vecchi sacchi di juta, gomma, plastica, lamiera, vetro che diventano gli strumenti privilegiati dall’artista ai fini espressivi. Lo studio della materia nei diversi campi del sapere consente dunque di approfondire la conoscenza che l'uomo ha del mondo circostante, in tutte le sue valenze scientifiche, filosofiche, letterarie e artistiche.

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