I cinque sensi

“Ascoltare la forma, entrare nell’opera, diventare attivi in essa e vivere il suo pulsare con tutti i sensi.”
Vasily Kandisky, Punto, linea, superficie, 1926

Nel XX secolo la fruizione dell’arte visiva si trasforma da mera contemplazione dell’opera in un rapporto coinvolgente e articolato in cui, per ricevere le informazioni, l’osservatore è chiamato ad attivare i cinque sensi. Stimolando le capacità sensoriali durante l’osservazione dell’opera, colui che guarda passa da spettatore passivo a partecipante attivo. 

Il primo contatto con il mondo avviene già nel grembo materno, attraverso l’udito, senso preposto alla percezione del suono; per ogni centimetro di pelle abbiamo 130 recettori che captano sensazioni di freddo, caldo, dolore e piacere; i recettori sulla lingua e sul palato attivano il gusto, il tramite che usiamo per assaporare il cibo, mentre l’olfatto si occupa della percezione di ciò che è presente nell’aria, odori gradevoli e non. Raramente tutti questi sensi agiscono singolarmente. L’osservazione di un’opera d’arte può così suscitare sensazioni collegate a più sensi e non solo alla  vista. Davanti a un paesaggio bucolico, ad esempio, si può attivare l’olfatto, richiamando alla mente l’odore dell’erba appena tagliata, della terra, degli animali, oppure, di fronte a un collage, i diversi materiali potrebbero ricondurre a differenti sensazioni tattili.

Già nel 1857, ne I fiori del male Charles Baudelaire scrive: “I suoni rispondono ai colori, i colori ai profumi”. Nella ricerca di molti artisti del Novecento, l’intenzione di stimolare tutti i sensi, richiedendo la rielaborazione e la reinterpretazione di ciò che si vede, diventa di primaria importanza. Con le opere polimateriche, i cubisti suscitano sensazioni tattili oltre che visive. Vasily Kandisky analizza, invece, soprattutto i rapporti tra il colore e la musica, e ne Lo spirituale nell’arte (1912) scrive: “Il colore è il tasto, l’occhio il martelletto, l’anima il pianoforte dalle molte corde”. Nel 1965 l’artista greco Takis presenta delle sculture musicali basate sul magnetismo per produrre suoni che si ripetono.

Si comprende dunque come i cinque sensi possono sovrapporsi al punto che un accostamento di colori può ricondurre a una melodia o un odore può ricordare un gusto, provocando in noi la sinestesia, ovvero un’interferenza di sensazioni sensoriali. Lo stesso termine viene usato per definire una figura retorica generata da scrittori e poeti accostando due parole appartenenti a piani sensoriali diversi. Anche noi, nel linguaggio comune, usiamo delle sinestesie quando definiamo un colore “squillante” o quando ci rilassiamo ascoltando “suoni bianchi” o una “voce calda” alla radio.

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