Incroci di civiltà nell'arte

“Aprendo nuove vie alla creazione artistica, la scoperta delle arti primitive esercitò un'influenza indubbia sul cammino delle idee . . . . Il fatto stesso che l'arte negra ai nostri giorni rientri, allo stesso titolo delle arti consacrate, nel dominio universale della cultura non è forse il segno che l'ideologia moderna, almeno nella sua avanguardia, è ormai pronta ad accogliere la liberazione dei popoli neri come una necessità ineluttabile?ˮ.
Tristan Tzara, Scoperta delle arti cosiddette primitive, Abscondita, Milano 2007

La storia dell’umanità è segnata dal movimento delle persone e dalla creazione continua di incroci tra culture, costumi e saperi. A causa di fenomeni di migrazione di massa, della diaspora creata, all’interno di numerose comunità, dalle due guerre mondiali, e grazie allo sviluppo tecnologico dei mezzi di trasporto, nel Novecento si assiste a un costante incremento nella mobilità degli individui.
Si può ricordare come anche la stessa Peggy Guggenheim trascorra la sua vita in giro per il mondo, vuoi per piacere o per necessità: nata negli Stati Uniti d’America, si trasferisce dapprima in Francia, poi in Gran Bretagna, quindi di nuovo in Francia, da dove deve scappare a causa della guerra per tornare negli Stati Uniti e, infine, stabilirsi definitivamente in Italia.

Importanti fenomeni migratori ancora in corso stanno contribuendo alla trasformazione delle nostre società, oggi sempre più multietniche, e di tutti coloro che entrano in relazione con tradizioni, usanze e costumi diversi. Questa fluidità in ambito culturale, insieme ai fenomeni storici che l’hanno determinata, si ritrova in molte opere  della storia dell’arte del Novecento: testimonianze visive degli spostamenti fisici degli artisti o, più semplicemente, degli interessi di questi ultimi per le altre culture.

Se nelle opere di Pablo Picasso ritroviamo riferimenti al linguaggio espressivo stilizzato delle sculture africane, nel lavoro di Costantin Brancusi sono chiari i rimandi alla cultura della Romania, sua terra d’origine, così come la Russia resterà per sempre un punto fermo nell’opera di Marc Chagall, nonostante il pittore trascorra gran parte della vita in Francia. Analogamente, nelle piazze metafisiche di Giorgio de Chirico si ritrovano paesaggi urbani tipicamente italiani, ma il suo classicismo è certamente influenzato dalla terra che gli ha dato i natali, la Grecia.

All’inizio della Seconda guerra mondiale, numerosi esponenti delle principali avanguardie storiche europee emigrano negli Stati Uniti, dando origine a un’importante fusione intellettuale e culturale che, in seguito, determina la nascita dell’Espressionismo astratto americano. Il maggiore esponente di questo movimento, Jackson Pollock, nato nel Wyoming, trascorre la sua giovinezza in Arizona entrando in contatto con gruppi di nativi americani che, in seguito, ispirarono la realizzazione di alcune delle sue opere. L’artista Joseph Cornell, invece, non si sposta mai da Bayside, quartiere del Queens a New York, ma per la propria produzione artistica si serve di riferimenti culturali, rimandi visivi, elementi e materiali di altri paesi del mondo, compiendo così uno spostamento immaginario, un viaggio irreale, inventato e fantastico.

Tutte queste esperienze sono l’evidenza di un’unica identità che è quella dell’essere umano in quanto soggetto pensante e sociale, che nel corso della propria esistenza è chiamato a relazionarsi con gli altri esseri viventi, con uno spazio, un tempo e una complessità di culture, costumi, forme e riti che lo circondano e inevitabilmente lo influenzano e arricchiscono. 

Progetti realizzati
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