In sintesi

In verità, è un paradosso tipico dello spirito umano cogliere gli elementi senza poterne abbracciare la sintesi: paradosso epistemologico d’una scienza certa nei fatti, ma comunque insufficiente: sufficiente nelle sue teorie, ma comunque incerta, ovvero paradosso psicologico di un io percettibile nelle sue parti, ma inaccessibile nella sua profonda unità”.
Albert Camus, Metafisica cristiana e neoplatonismo, 1935

Il termine “sintesi” ha molteplici accezioni a seconda delle modalità d’impiego e degli ambiti disciplinari di applicazione. In generale, per sintesi si intende la composizione di elementi volti a formare un’unità. Nel linguaggio comune la parola ha assunto il valore di compendio, traduzione essenziale e riassuntiva di un sistema complesso. Nella storia del pensiero filosofico, da Aristotele a Kant, la sintesi è il procedimento attraverso cui si giunge a una rappresentazione o una conoscenza complessa. In chimica, la sintesi costituisce il processo di combinazione di elementi. In matematica si distingue il momento dell’analisi, in cui sono prese in esame le proprietà e le relazioni dei dati, e la fase di sintesi, in cui tali proprietà sono organizzate per giungere alla soluzione di un problema. Si può parlare di sintesi anche alludendo al processo di trasmissione e successiva ricomposizione ordinata di un’immagine. Anche il Cubismo presenta una fase analitica e una sintetica. Se il periodo analitico è basato sulla frammentazione della rappresentazione, quello sintetico (tra il 1912 e il 1914, anno in cui Pablo Picasso dipinge Pipa, bicchiere, bottiglia di Vieux Marc), sviluppa una traduzione figurativa piatta e priva di profondità e una modalità rappresentativa più comprensibile e diretta. Dopo avere scomposto e analizzato i molteplici aspetti della realtà, il Cubismo sintetico non si interessa più a ciò che l’occhio vede, ma a ciò che l’uomo conosce, secondo un principio antinaturalistico razionale e mentale.

Il processo di sintesi è anche alla base dell’opera di Piet Mondrian, che nel 1916 fonda, insieme a Theo van Doesburg e Gerrit Rietveld, il Neoplasticismo, movimento artistico noto anche come De Stij. In Oceano 5 (1915), Mondrian affronta il tema del mare. Il formato ovale e la struttura reticolare di questi lavori sono di chiara derivazione cubista ma, sebbene la natura sia la fonte di ispirazione di quest’opera, i connotati realistici sono ridotti a forme pittoriche essenziali tramite un linguaggio visivo sintetico e un impianto compositivo orizzontale-verticale. I presupposti di questo tipo di ricerca si possono ritrovare anche nel Minimalismo, corrente artistica sviluppatasi negli Stati Uniti d’America tra il 1960 e il 1970 e caratterizzata dall’assenza di elementi riconducibili alla realtà, da forme perlopiù geometriche, da strutture seriali e dall’utilizzo di processi e materiali industriali. Rosa (1966) di Agnes Martin, ad esempio, richiama il mondo biologico ma, nonostante un linguaggio visivo limitato, il quadro allude alla spiritualità intrinseca della natura e a una realtà trascendente e soprannaturale.

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