COLLETTIVO

L’etimologia della parola collettivo deriva dal verbo latino colligere, che significa  raccogliere o riunire. Oltre ad essere un aggettivo che indica una pluralità di persone o cose, il termine collettivo può fungere da sostantivo quando si riferisce a un insieme di più persone. In matematica, “un paio” o “una dozzina” sono esempi di numerali collettivi che indicano una somma di più elementi concepita come unità.

Anche se in grammatica, usato al posto di una categoria, è considerato un “sostantivo astratto”, il termine collettivo ha una sfumatura piuttosto concreta, dal momento che, nel corso del tempo, è stato impiegato per definire gruppi di persone impegnate politicamente, socialmente o culturalmente, organizzate il più delle volte in maniera non gerarchica. La peculiare orizzontalità delle dinamiche interne caratterizza anche gruppi di artisti che condividono una stessa visione e sono animati da un ideale comune. Nei casi più estremi, gli appartenenti a un collettivo artistico rinunciano perfino alla propria autorialità a favore di un lavoro fatto a più mani e in nome di un messaggio condiviso.

Che sia di tipo politico o sociale, un collettivo è tenuto in vita da una comunanza di punti di vista o ideologie. In ambito artistico e letterario questo insieme di principi condivisi si traduce in “poetica”, vale a dire nell’insieme delle proposizioni teoriche e scelte formali o sostanziali, esplicite o implicite, adottate da un gruppo di autori che producono opere, siano esse di arte visiva, letterarie, musicali o performance. Le intenzioni di un collettivo sono spesso esplicitate da un programma condiviso.

Ai movimenti artistici del secolo scorso, come Futurismo o Surrealismo, hanno aderito artisti e artiste che, nella propria pratica, rispondevano collegialmente a principi precisi espressi nei rispettivi manifesti. I manifesti sono testi firmati da teorici, scrittori o poeti, come Filippo Tommaso Marinetti (1876-1944) e André Breton (1896-1966), che esplicitavano i riferimenti teorici dei movimenti e la loro stessa definizione.

“Movimento” è una parola che viene impiegata anche in sociologia per indicare i gruppi con forte connotazione sociale che si mobilitano per conseguire un obiettivo comune, che corrisponde al miglioramento di una condizione. Collettivi autonomi e autorganizzati si formano anche nel mondo scolastico, dove organizzazioni studentesche si occupano di questioni interne e varie attività. Tra i più giovani pullulano collettivi con una forte connotazione etica, come quello guidato dalla giovane attivista svedese Greta Thunberg (n. 2003), che ha abbracciato la causa della crisi climatica e dello sviluppo sostenibile per innescare azioni di lotta non violenta e ha dato vita al movimento Friday for Future.

In termini sociali, la visione socio-politica che connette gli esseri umani si inserisce nel concetto di “collettivismo”, secondo il quale il bene comune ha la priorità sulle necessità di ogni singolo individuo. Il concetto di collettivismo nasce con il filosofo Jean-Jacques Rousseau (1712-78), che nel Contratto sociale (1762) parla proprio di un accordo implicito tra i membri della società. Questa idea ispirerà i primi filosofi socialisti come Karl Marx (1818-1883) che, nel Manifesto del Partito Comunista, 1848 propone l’abolizione della proprietà privata a favore di quella collettiva.

Progetti realizzati
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