BIANCO

Candido come la neve e leggero come una nuvola, il bianco è un colore acromatico che rimanda al concetto di assenza. Piero Manzoni (1933-1963) lo concepisce come una tabula rasa quando comincia, nel 1957, la serie degli Achromes, dipinti incolori inizialmente realizzati su iuta, poi su tele leggere immerse in una sostanza argillosa, liquida e bianca chiamata caolino. In queste opere, grazie all’uso assoluto del bianco, Manzoni annulla ogni attributo soggettivo ed espressivo e qualunque riferimento simbolico o narrativo. In maniera analoga, si arriva a un azzeramento dell’arte con le Superfici  bianche di Enrico Castellani (1930-2017) e i Volumi di Dadamaino (1930-2004), artisti che traducono un’attitudine nuova nei confronti della superficie pittorica, intesa non più come una finestra rappresentativa del mondo ma come uno spazio autonomo ridotto - anche cromaticamente - al grado zero.

Scientificamente il bianco possiede, però, una grande potenza cromatica perché è la somma di tutti i colori dello spettro visivo. Lo scienziato Isaac Newton (1642-1726) fu il primo a capirlo quando osservò che un raggio di luce bianca che attraversa un prisma di vetro si scompone nei sette colori dello spettro visibile. La compresenza di tutti i colori nel bianco si dimostra anche facendo ruotare velocemente il cerchio cromatico così da assistere alla cancellazione graduale di ogni tonalità e all'affioramento del colore bianco.

Il suo essere così luminoso, carica il bianco di una forte valenza mistica: lo si usa infatti, in diverse culture, per la rappresentazione del divino e del trascendente. Nell’induismo, la dea della conoscenza Saraswati सरस्वती ha un vestito latteo ed è seduta su un loto bianco; nella cultura cristiana il bianco è il colore del velo della Madonna, degli abiti dei Santi e delle creature celestiali; in alcuni paesi orientali, dove la morte è intesa come ricongiungimento con la luce divina, rimanda al concetto di “nuovo inizio” e per questo viene usato in occasione di riti legati al culto dei morti.

Etereo ed evanescente da un lato, molto materico dall’altro: il bianco è il colore del gesso, minerale di origine evaporitica; del marmo, roccia prevalentemente formata da carbonato di calcio; del quarzo e del cristallo, nelle loro forme più pure. Questa consistenza materica del bianco viene sottolineata da Alberto Burri (1915-1955) nella serie dei Cretti in cui lo usa come un non-colore abbinato alla siccità e all’arsura, fisica e spirituale. Nonostante questa concreta potenza, nei dipinti di Agnes Martin il bianco è un colore evanescente (1912 – 2004) usato per la sua spiccata delicatezza e semplicità come in Rosa, 1966 dove l’artista disegna una griglia quasi impercettibile che a una certa distanza svanisce nel nulla, lasciando uno spazio infinito e sovrannaturale.

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