Surrealismo e magia

Il Manifesto del Surrealismo pubblicato nel 1924 dal poeta e scrittore André Breton (1896–1966) decreta la nascita di una delle principali avanguardie storiche che, nel XX secolo, ha esercitato un' influenza fondamentale nelle arti visive così come in letteratura, poesia, teatro e cinema. Il termine Surrealismo è stato inventato dal poeta Guillaume Apollinaire (1880–1918) per indicare un movimento che esplora la super-realtà, il mondo dell’inconscio e dell’irrazionale. Nelle loro elaborazioni artistiche, i surrealisti sono influenzati dalle teorie psicoanalitiche di Sigmund Freud (1856–1939) basate sull’analisi dell’inconscio, la sfera psichica in cui risiedono pulsioni, intuizioni e i desideri più profondi dell’animo umano. Esplorando l’irrazionale e l’inconscio, i surrealisti intendono provocare sentimenti di meraviglia, straniamento e stupore e, per farlo, trovano svariate ispirazioni nell’ambito delle scienze esoteriche e nel mondo dell’occulto. Per i surrealisti il concetto di magia viene concepito come l’insieme dei collegamenti inspiegabili tra le forze cosmiche e le capacità individuali, tanto da considerare la magia come una forma di discorso poetico e filosofico, legato a un sapere arcano e a processi di emancipazione personale. Indagando lo sconosciuto, l’irrazionale e l’incomprensibile, l’artista surrealista si presenta come un visionario, un alchimista o un mago. Nel dipinto Ritratto (1939) di Max Ernst (1891–1976), Leonora Carrington (1917–2011), appassionata di esoterismo e mitologia celtica, rappresenta l’artista come uno sciamano che silenziosamente passeggia facendosi luce con una lanterna. L’iconografia è quella del nono arcano maggiore dei Tarocchi, l’Eremita, carta che rappresenta la ricerca silenziosa e solitaria della verità. I Tarocchi sono un soggetto di estremo interesse per i Surrealisti la cui iconografia torna spesso in molte loro opere. In Surrealista (1947), Victor Brauner (1903– 1966) si ritrae nelle vesti del primo arcano maggiore, il Mago, prototipo dell’ingegno e dell’intelligenza umana che ha la capacità di plasmare e spiritualizzare la materia. Gli artisti surrealisti si definiscono, infatti, anche “alchimisti”. 

La scienza che propugna la trasmutabilità dei metalli vili in oro, l’alchimia, diventa la metafora della rigenerazione psichica che i surrealisti intendono innescare in una realtà segnata dalle due guerre mondiali e tragici eventi storici. Nel loro desiderio di trovare modi formali per “reincantare la realtà”, molti surrealisti ambientano le loro scene in mondi onirici e misteriosi, fuori dal tempo e dallo spazio reale. La pittura di Yves Tanguy (1900–1955), ad esempio, evoca una dimensione mistica in cui sono presenti allusioni alla magia e all'occulto. In molte delle sue composizioni, Tanguy usa una tecnica scrupolosamente verista per rappresentare ambienti surreali, privi di una linea d'orizzonte e che André Breton interpreta come “paesaggi dotati di un’essenza spettrale”. In La Magia e le arti (1946), un articolo del surrealista esperto di scienze occulte Kurt Seligmann (1900–61), artisti, scrittori, compositori e architetti danno una personale definizione di magia. Se Marcel Duchamp (1887–1968) la definisce “anti-realtà”, per Fernand Léger (1881–1955) la magia “è quella potenza sorprendente che va oltre la comprensione e l’immaginazione creativa dell’individuo”. Il pittore surrealista Max Ernst sostiene: “La magia è il mezzo che serve per affrontare lo sconosciuto attraverso altri strumenti che non siano scienza o religione”.

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