Una scatola da scoprire, curare, trasformare

Nome della scuola:

Istituto delle suore delle Poverelle – Istituto Palazzolo, Rosà (Vicenza)

Docenti responsabili:

Vania Pizzato

Altri docenti partecipanti:

Laura Rizzo, Sabrina Farina, Giada Conte, Annamaria Vendrasco

Numero di studenti coinvolti:

8 persone portatrici di handicap di età compresa tra i 40 e i 60 anni

Premessa

Il progetto ha preso spunto dal lavoro sulle scatole di Joseph Cornell. Il contenitore, quale premessa di luogo definito e custode dei ricordi, rievocativo di eventi del passato o proiettivo verso il futuro, è stato un veicolatore fondamentale per portare a buon fine il progetto e per motivare il gruppo ad un’esperienza condivisa – pur se personale – di un viaggio attraverso il tempo, i ricordi e gli oggetti cari ad ogni partecipante. La ricerca/scoperta delle immagini – e/o degli oggetti -  legate alla memoria, al tempo vissuto nel passato, ai luoghi verso cui si è affettivamente legati è stata vissuta con entusiasmo, nello spirito dell’esploratore (caratteristica fondamentale del lavoro dell’artista americano) attento e metodico. Il gruppo è stato accompagnato in questo percorso, a ritroso nel tempo, con l’obiettivo di rendere la loro personale scatola custode di questi ricordi con il duplice intento di poter interagire con essi toccandoli, spostandoli o creando dei fondali tridimensionali. Il profilo arte terapeutico è diventato il light motiv di tutto il percorso con la costruzione di due scatole personali, per ogni singola persona partecipante al progetto, e una scatola collettiva in cui gli oggetti presenti riproducono la scatola “Farmacia”. Non per ultimo è stato dedicato una particolare attenzione al lavoro di Max Ernst con “Omaggio al postino Cheval”, sulla proposta simbolica della cartolina da “inviare a…” quale ultimo viaggio simbolico intrapreso dai protagonisti del progetto a cui è stato chiesto di inviare la loro personale cartolina a chi si è affettivamente legati.

Metodologia

Il metodo di ricerca del materiale si è basato sostanzialmente su un collage in 3D, nella prima scatola (di legno e ugual dimensione per tutti) è stata poi personalizzata nel rivestimento e, naturalmente, nei contenuti. Per questo primo contenitore si sono cercati materiali/oggetti legati al viaggio come foto, souvenir, metaforici o reali. Nella seconda scatola la proposta è stata legata ad una consegna specifica, ossia la scelta di un palazzo/edificio/casa che per ogni uno avesse un legame con il presente quale luogo in cui contestualizzare lo stare fissi in un luogo/abitazione. La scatola, per tale occasione, si presenta sia nel formato sia nel rivestimento/colore, uguale per tutti; ripescando a tal proposito la scatola “Scena per una fiaba” di Joseph Cornell. La fissità dell’immagine scelta ad hoc per questo lavoro mette a fuoco la percezione dello stare in un determinato luogo di vita e il rapporto simbolico che si ha con esse. In tal modo traspare il sentire, o le aspettative, personali di ogni partecipante e di come essi si rapportano a questa nuova, poiché non più la loro casa d’origine, abitazione e stile di vita.

Si è concluso con un omaggio simbolico, ispirandosi al lavoro-omaggio di Max Ernst: “Il postino Cheval”. La realizzazione di una cartolina con dei temi su cui focalizzare l’attenzione, e quindi metterli in luce in spazi definiti (es. i cerchi) ha concretizzato un’azione di per se statica – il creare un lavoro in atelier – per farla metaforicamente viaggiare spedendo questa cartolina di grande formato a persone a cui si è affettivamente legati. In parallelo si è svolta una ricerca di oggetti personali che parlassero o raccontassero chi sono. Si è quindi concluso con la scatola “Farmacia”, in un lavoro condiviso di riempimento di una oggetto contenitore che è stato trasformato e concepito per accogliere personalità molto diverse tra loro ma in grado di esprimere pensieri e desideri propri.

 

Nodi tematici

Essi sono stati in primis il viaggio con la richiesta di una preparazione del contenitore e della ricerca del suo contenuto, poiché esso possa essere efficace e di immediata lettura per chi lo realizza e per chi lo ammira.

Il contenitore diventa quindi un espositore più o meno pubblico dei propri pensieri, mettendo in evidenza, o nascondendo più o meno esplicitamente, il messaggio di chi ne è stato artefice.

Infine, ma non per questo meno importante, il lavoro svolto con questo gruppo di persone adulte ha avuto lo scopo di accompagnarle in una personale ricerca del viaggio che hanno messo nel cassetto, o reale, o un viaggio interiore fatto di ricordi e/o desideri.