So-stare... nella noia

Nome della scuola:

Scuola dell'infanzia Madonna del Carmine

Docenti responsabili:

Valentina Belletti e Arianna Piotto

Numero di studenti coinvolti:

15

Premessa

L’attesa e la noia sono situazioni che i bambini conoscono bene, perché spesso le vivono in prima persona. Solitamente siamo portati a pensare alla noia come a qualcosa da cui scappare e cerchiamo un diversivo, qualcosa da fare, per occupare il nostro tempo.

Il tempo della noia però non è tempo perso, e anche il tempo dell’attesa è un tempo di vita: meritano di essere assaporati e coltivati.

Il percorso tematico offertoci ci è sembrato una bellissima occasione per riscoprire questi due vissuti: insieme ai bambini ci siamo lanciati in questa sfida e abbiamo provato a "so-stare" nella noia e nell’attesa, prendendoci il tempo necessario a viverli appieno e a riflettere su di essi, per capire come ci fanno sentire e quali opportunità ci offrono.

Metodologia

Ogni incontro di questo percorso ha avuto inizio con un confronto di idee, a partire dalla domanda posta dall’insegnante o dalle stesse riflessioni portate dai bambini. Più volte ci siamo trovati seduti attorno ad un tavolo per scambiarci esperienze e opinioni su cos’è la noia e su come ci fa sentire. Per poter vivere questi momenti in maniera più fluida e poter dare un giusto spazio di parola ad ogni bambino, abbiamo costruito insieme la "bacchetta della parola", che ci ha aiutati a rispettare il nostro turno per parlare e portare il nostro contributo.

Ogni incontro ci ha poi portati a metterci in gioco attraverso metodologie diverse: attività grafiche su carta, attività pittoriche individuali e collettive, utilizzo di strumenti digitali, attività di drammatizzazione e di riciclo creativo.

Nodi tematici

Inizialmente abbiamo raccolto le nostre idee sulla noia e l’attesa e partire da semplici domande: “Cos’è la noia? Quando mi annoio?” Dal nostro confronto è emerso che ci annoiamo quando aspettiamo qualcosa o quando siamo da soli, quando siamo costretti a fare una cosa che non ci piace, che la noia sembra vuota e nera.

Abbiamo quindi impostato un timer e abbiamo provato ad annoiarci insieme per qualche minuto. Non è stato facile perché, come affermato da una bambina: "qui a scuola non posso annoiarmi perché di solito mi diverto, e anche se non farò niente penso che non mi annoierò". Abbiamo però scoperto che, nella noia, riusciamo ad ascoltare con più attenzione il nostro corpo e alcune sensazioni che ci comunica: fame, stanchezza, bisogno di cambiare posizione o di cambiare luogo.

Siamo poi passati ad esaminare alcune opere che, anche in modo molto diverso tra loro, rappresentano la noia.

"Giovane decadente" (1899) di Ramón Casas ci ha aiutati a riflettere su com’è un corpo annoiato. Abbiamo osservato insieme il corpo della giovane raffigurata, cercando di notare tutti gli elementi che ci comunicavano la noia: la posizione delle gambe, della schiena e della testa, la mano abbandonata lungo il fianco del divano, il libro già chiuso, le labbra che sbuffano.

I bambini si sono quindi divisi a coppie e, con alcuni oggetti a disposizione ed una macchina fotografica digitale, ogni bambino ha guidato il compagno facendogli assumere una posa annoiata, per poi fotografarlo.

"Ragazza sul tappeto rosso" (1912) di Felice Casorati ci ha invitati a confrontarci su quelli che sono i passatempi che cerchiamo quando siamo annoiati o quando siamo costretti ad aspettare qualcosa/qualcuno e dobbiamo ingannare l’attesa. Ogni bambino ha quindi disegnato il suo “passatempo” su un foglio che successivamente è stato incollato su un grande “tappeto rosso” che abbiamo dipinto insieme. È nata così la nostra opera collettiva che abbiamo intitolato "Annoiarsi sul tappeto rosso".

Un’opera della serie "Concetto spaziale. Attese" di Lucio Fontana ci ha permesso poi di vivere l’esperienza più significativa di questo percorso. Durante il percorso fatto abbiamo identificato il nero come il colore che secondo noi rappresenta la noia. Questo colore ci ha portato ad una riflessione importante: il nero è un colore speciale perché, pur essendo cupo e all’apparenza “brutto”, racchiude in sé tutti gli altri colori. Così è anche la noia che spesso ci sembra negativa, ci sembra la mancanza di qualcosa o “tempo sprecato”, ma dentro alla noia possono nascondersi mille cose positive!

 Abbiamo quindi preso un grande telo nero, la noia, e abbiamo provato a strapparlo come Fontana. Il taglio ottenuto ha aperto un passaggio verso una dimensione nuova: “oltre la noia”. Abbiamo quindi incollato la noia strappata su una grande cabina di cartone e ogni bambino ha potuto vivere il suo viaggio oltre la noia. All’interno della cabina abbiamo posizionato dei barattoli di colori a tempera e, nell’oscurità quasi totale della noia, abbiamo fatto un’esperienza di pittura corporea, dipingendo con mani e braccia su un grande cartellone. Abbiamo così capito che la noia non è vuota, ma piena di sorprese e che, come ha riportato qualcuno, dentro la noia può succedere di tutto.

Una volta compreso che la noia è ricca di idee e di spunti incredibili, abbiamo offerto ai bambini un tavolo pieno di materiali creativi e di riciclo. Nella libertà della noia, ogni bambino ha potuto realizzare la sua personale opera: anche quando il lavoro ci sembrava ormai concluso, la noia di attendere che anche l’amico terminasse ci portava una nuova idea su un dettaglio da aggiungere, una parte da rivedere, un aspetto da migliorare.

Il nostro progetto A scuola di Guggenheim si è concluso con un’interessante visita guidata virtuale della Collezione, che ci ha permesso di conoscere alcune bellissime opere che ci hanno fatto viaggiare con la fantasia, e ci ha lasciato il desiderio di tornare presto a visitare il museo di persona!