ORA O MAI PIU’

Nome della scuola:

Istituto delle Suore delle Poverelle – Istituto Palazzolo

Docenti responsabili:

Arteterapeuta Vania Pizzato

Numero di studenti coinvolti:

dieci persone con disabilità evidenti e capacità cognitive mediamente buone

Premessa

L’Istituto delle Suore delle Poverelle – Istituto Palazzolo è un centro residenziale per persone con disabilità molto diverse, di età molto diverse e di provenienze culturali altrettanto diverse. Questa premessa è significativa per comprendere al meglio il quadro in cui si va a collocare l’intervento progettuale e le numerose difficoltà che quest’anno sono emerse.

Da un iniziale coinvolgimento nella stesura del progetto, avvenuta a ottobre 2021, si è passati, purtroppo nuovamente, ad una nuova chiusura della struttura per la diffusione del virus COVID-19 all’interno dei vari nuclei residenziali. Ciò ha significato l’isolamento dei residenti nei loro nuclei di appartenenza sia per la positività riscontrata in alcuni di essi, sia per tutelare l’incolumità per tutte le altre persone che vivono negli altri nuclei e il personale stesso che vi lavora. Le strategie adottate per il precedente progetto del 2021 non si sono rivelate altrettanto efficaci (utilizzo di tablet, video tutorial, video chiamate) in quanto io stessa ho vissuto con i residenti nel nucleo dove opero, il disagio e la tensione che comporta il non poter uscire, non poter vedere i propri famigliari, non poter intrattenere relazioni con altri residenti in nessun modo. Il tutto per tutelare la salute di tutti i residenti, in quanto persone “fragili” non solo fisicamente ma anche psicologicamente in quanto provati da continue restrizioni che i vari DPCM hanno introdotto per salvaguardare la salute nelle RSA.

Ciò ha comportato una rivisitazione del progetto stesso in modo radicale e significativo; si è tralasciato il percorso relativo alle scoperte casuali fatte dall’uomo - e che avrebbe condotto a scoprire le opere degli artisti che ad essi erano associate - che hanno favorito un miglioramento della qualità della vita a livello globale, per concentrarsi sul tema del viaggiare.

Il titolo “ORA O MAI PIU’” dato al progetto è stata la chiave di volta per fermarsi, e concentrarsi, ad una sola fase del progetto: quella dell’“errare”, ossia del significato etimologico della parola stessa che si traduce in “vagare” o “vagabondare”. Questo percorso si è tradotto in primis con le parole e successivamente con materiali e colori per approdare ad un risultato di ricerca personale con una partenza univoca per i partecipanti al progetto.

Metodologia

La scelta di soffermarsi sull’etimologia della parola “errare” ha favorito lo sviluppo di pensieri inizialmente concettuali, e successivamente - con notevoli difficoltà e tempi dilatati - di raggiungere un nuovo obiettivo: esplorare la lingua italiana e le sue potenzialità espressive.

Questo ha, inevitabilmente, obbligato ad abbandonare tutta la metodologia presentata nella bozza di progetto. Si è puntata l’attenzione sul percorso di Mario Merz e di Alighiero Boetti, artisti che hanno saputo utilizzare il linguaggio scritto in modo innovativo e altamente comunicativo con lavori studiati ad hoc. Ecco che si è sviluppato un percorso nuovo e più adatto alla situazione di stallo in cui ci si è trovati da gennaio a marzo 2022. In questo arco di tempo si sono affrontati non solo gli aspetti tecnici e pratici nel seguire il nuovo obiettivo, ma soprattutto i tempi logistici in cui svolgere il lavoro pratico, i continui rinvii, gli sbalzi d’umore che la vita di comunità inevitabilmente scatena (soprattutto quando ci si trova a dover condividere spazi vitali e non aver altro sfogo), e le successive fasi di riavvio e conclusione.

La nuova impostazione progettuale ha ridotto notevolmente la partecipazione dei residenti che da dieci si sono ritrovati in cinque. Gli aspetti logistici, l’aiuto ed il supporto che avrei dovuto chiedere a “distanza” non erano sostenibili per molteplici difficoltà di natura tecnica e gestionale di tempi, persone e materiali.

 

Nodi tematici

Il tema dell’“errare”, inteso come viaggiare, è stato proposto attraverso una lettura di un brano estrapolato dal libro “L’eleganza del riccio” di Muriel Barbery. Esso è tratto dal capitolo “Un’esistenza senza durata”, ha come tema conduttore “a cosa serve l’arte?”, ma anche “come nasce l’arte”, “cosa fa l’arte per noi?”.

Dopo un’attenta lettura, condivisa in piccoli gruppi o individualmente, di questo brano dove l’arte è intesa nella sua forma pittorica, si è sviluppato il concetto che essa sia un elemento integrante della vita dell’uomo e quanto possa riempire la sua esistenza attraverso colori, forme, dimensioni, rievocazioni…

“L’arte è l’emozione senza desiderio”, così si conclude questo brano, che ha dato il via ad una ricerca personale, ed accurata, delle parole che all’interno di esso hanno sviluppato curiosità, emozioni negative e/o positive, interesse, rievocato di ricordi…

L’elenco di parole, che inevitabilmente si è creato, ha portato ad un’ulteriore scrematura di esse per giungere, per ogni uno dei cinque protagonisti, allo sviluppo di una personale frase chiave.

Questo viaggio linguistico si è così tradotto in un concetto astratto, fatto di parole che assumono un significato e a cui è stata data una visibilità unica e personale per ogni uno di loro.

La proposta dello sviluppo artistico è stata condivisa con loro proponendo le opere di Boetti A. e M. Merz quale punto di partenza e stimolo di riferimento.

Sono “nate” le seguenti frasi: IL TEMPO CONQUISTA IL MOVIMENTO; IL TUMULTO E BELLEZZA GLORIFICATA, ANIMALESCA BRAMOSIA DELL’UMANITA’, LA BELLEZZA CREA NUOVE OPPORTUNITA’, quest’ultimo lavoro è stato sviluppato nell’immagine di una mano che crea infinite possibilità attraverso il messaggio che i colori scelti evocano nelle emozioni.

 

La successiva ricerca dei materiali, dei colori, dimensioni, supporti è stata oltremodo lunga, impegnativa, scostante (a causa di tutte le premesse citate precedentemente), ma ha portato alla concretizzazione di un obiettivo fondamentale: la gratificazione personale di aver realizzato un’“OPERA” unica e straordinaria che ha costato fatica, ma allo stesso tempo ha fatto comprendere a tutti loro quanto sia lungo il processo creativo e quanto ad esso sia riconducibile un percorso della propria vita. Ha fatto capire quanto impegno, lavoro, ricerca e studio un artista debba compiere per riuscire a trasmettere ad un pubblico vasto, ed eterogeneo, i contenuti della sua esperienza professionale ad artistica. In struttura residenziale si è iniziato a “respirare” al di fuori del proprio nucleo nel mese di aprile, anche solo poter uscire e per fare una passeggiata nel giardino di proprietà dell’istituto. Sono stati mesi difficili, molte persone si sono ammalate, altrettante hanno vissuto chiuse in una bolla protetta che le ha preservate dal contagio. Questo tempo ci ha insegnato che l’essere umano sa essere creativo, fantasioso, è capace di un adattamento straordinario e sa affrontare stoicamente le difficoltà (anche se costano molta fatica); ma tutto questo lo si è potuto affrontare perché si era insieme, si sono condivisi tutti questi tempi quotidianamente fianco a fianco, residenti e personale.

ORA O MAI PIU’ ha favorito ulteriormente un punto di vista nuovo verso l’arte, essa ha contribuito a riempire questo tempo e spazio attraverso le sue molteplici possibilità, compagna fedele, mai stanca di farsi conoscere, intraprendente ed intramontabile, una fonte inesauribile di stimoli, di ricerca e di scoperte infinite.