Né la scultura, né la pittura, benché affondino le loro radici in istinti elementari di creazione ed imitazione, possono circondarci come l’architettura, agire su di noi senza soluzione di tempo e di luogo. Noi possiamo evitare di entrare in contatto con quello che il pubblico chiama le “arti belle”, ma non possiamo sfuggire agli edifici e ai sottili ma penetranti effetti del loro carattere, nobile o volgare, contenuto o pomposo, autentico o falso. 
Nikolaus Pevsner, Storia dell’architettura europea, Editori Laterza, Bari 1976

Nel 1748, su commissione dell’antica famiglia veneziana Venier, cominciarono i lavori di costruzione di Palazzo Venier dei Leoni. Nell’anno in cui i francesi occuparono Venezia nel 1797, il cantiere fu bruscamente interrotto. Non si conoscono le precise circostanze che portarono il palazzo a rimanere incompiuto, ma, tralasciando la leggenda secondo la quale la potente famiglia Corner, che abitava nel palazzo di fronte, si oppose alla costruzione di un edificio che avrebbe superato il proprio per grandezza e maestosità, sembra che più fattori determinarono l’interruzione, tra i quali la mancanza di fondi, la morte dell’ultimo erede Venier e i danni al palazzo gotico contiguo (demolito agli inizi del Novecento per i danni strutturali provocati dalle profonde fondamenta di Palazzo Venier dei Leoni). Due importanti figure femminili del Novecento spiccano tra i proprietari dell’edificio: la marchesa Luisa Casati, donna di mondo, ricca bohémienne e soggetto di più di 200 ritratti di svariati artisti, che aveva fatto ridipingere l’edificio in bianco e nero con abbondanza di dorature, e la viscontessa Diana Castlerosse, i cui eredi misero in vendita dell’edificio. Peggy lo comperò alla fine del 1948 ed effettuò i restauri necessari ristrutturandone gli interni, trasformando il tetto in terrazza e riorganizzando il giardino quale zona espositiva per le sculture. Negli anni cinquanta, la collezione americana commissionò l’ampliamento dell’edificio agli architetti milanesi Belgioioso, Peressutti e Rogers che proposero un ambizioso progetto, mai portato a termine, per la realizzazione di due piani aggiuntivi; successivamente, nel 1958, Peggy decise di costruire un’ala della casa esclusivamente destinata ad ospitare la collezione sul modello di una barchessa, un tipo di annesso agricolo tradizionale nelle ville venete. L’architettura non finita dell’edificio è stata oggetto di progetti, spesso visionari, anche in occasione della III Mostra Internazionale di Architettura di Venezia del 1985, quando uno dei temi proposti dalla Biennale fu proprio il completamento di Palazzo Venier dei Leoni.

L’apertura al pubblico della casa-museo veneziana realizzò in qualche modo l’intento che Peggy aveva cercato di perpetuare per tutta la sua vita: già dal 1939 aveva concepito infatti l’idea “di aprire un museo d’arte moderna a Londra” e questa sua missione non venne meno neppure durante la Seconda guerra mondiale quando, nell’ottobre del 1942, Peggy inaugurò la sua galleria-museo denominata Art of This Century. Creata dall’architetto di origini austriaco-rumene Frederick Kiesler, la galleria si componeva di spazi espositivi innovativi, che la resero presto una delle più originali sedi espositive di arte contemporanea di New York. Nel 1969 il Museo Solomon R. Guggenheim di New York invitò Peggy ad esporvi la sua collezione e, nel 1976, lei decise di donare il suo palazzo e le sue opere d’arte alla Fondazione Solomon R. Guggenheim. La Fondazione, creata dallo zio di Peggy per promuovere la comprensione dell’arte, dal 1959 ha la sede principale presso il Museo Solomon R. Guggenheim che, ancora oggi, ospita la collezione di Solomon e le mostre temporanee nella famosa struttura a spirale realizzata da Frank Lloyd Wright sulla 5th Avenue di New York. Per questo edificio, l’architetto progetto un unico ambiente avvolgente nel quale i visitatori sono dapprima portati al livello più alto da un ascensore, e poi sono invitati a scendere percorrendo una rampa lungo la quale sono esposte le opere. Da ogni punto dell’edificio può cosi essere percepito; l’intero ambiente e i visitatori sanno sempre dove sono e verso cosa si stanno muovendo. Dalla sala centrale (la rotunda) sono visibili nel loro insieme sia la spirale della rampa che le opere esposte. Gli svantaggi dal punto di vista tecnico di questo spazio rivoluzionario sono l’assenza di pareti rettilinee per l’esposizione dei quadri, la pendenza dei pavimenti e l’altezza limitata dei muri lungo la rampa, che condizionano la dimensione delle opere da esporre. Il rapporto tra arte e architettura è insito nella missione della Fondazione Solomon R. Guggenheim che si propone di promuovere la comprensione e l’interesse per l’arte, l’architettura e le altre manifestazioni artistiche attinenti al periodo dell’età moderna e contemporanea, e di collezionare, conservare e studiare l’arte del nostro presente. Questi obietti vengono attuati tramite una rete di musei, che spesso sono ideati all’interno di edifici e che costituiscono, a loro volta, delle vere e proprie opere d’arte. Il Museo Guggenheim Bilbao, inaugurato nel 1997, e diventato un caso studiato da discipline relativamente recenti come la museologia e la museografia proprio per il rapporto tra l’arte esposta al suo interno e il maestoso e scultoreo edificio progettato dell’architetto Frank O. Gehry.

Progetti realizzati
Architetture a confronto

Architetture a confronto

Istituto G.G. Trissino, Liceo Artistico “Boccioni”, Valdagno (Vicenza)

>
Il movimento De Stijl e l'architettura contemporanea alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia

Il movimento De Stijl e l'architettura contemporanea alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia

Liceo Artistico “Boscardin”, Vicenza

>