L’io diviso e sommato

Nome della scuola:

Liceo “Bocchi-Galilei”, Istituto di Istruzione Superiore di Adria (Rovigo)

Docenti responsabili:

Anna Fauzia Bertaglia

Altri docenti partecipanti:

Graziella Bovolenta

Numero di studenti coinvolti:

45 studenti di classe terza e quarta

Premessa

Il titolo di questo progetto riprende in parte il titolo di un’opera di Ronald Laing sull’analisi della lacerazione interiore che caratterizza l’io diviso, fenomeno esistenziale che caratterizza sempre di più la coscienza di sé, dell’uomo occidentale contemporaneo, e diventa il fil rouge che lega la rappresentazione di sé nell’era tecnologica e la rivisitazione dei classici con uno spirito anticonformista e “rivoluzionario”.
Ho sempre ritenuto fondamentale per la formazione e crescita artistico-culturale e scientifica far sperimentare agli studenti molteplici stimoli culturali usando contaminazioni tecnico-espressive tratte da esperienze diverse. Più vasta e frastagliata sarà, infatti, la cultura costruita assieme ai nostri ragazzi, più saremo in grado di far loro cogliere nuovi punti di vista e realizzare ipotesi e scenari innovativi ed originali.
È utile sottolineare quali sono gli ambiti specifici delle discipline: l'educazione all'arte, alla letteratura e alla storia come linguaggio; l'educazione all'arte come operatività creativa; l'educazione all'arte, alla letteratura come storia della cultura.

Conoscere la propria storia attraverso le testimonianze artistiche, letterarie e scientifiche ed il loro percorso nei secoli, rafforza il ruolo dell'educazione al patrimonio artistico e paesaggistico come ambito trasversale del sapere. Le diverse attività proposte presentano un continuo rimando tra ricerca ed espressione, tra storia e fantasia, tra operatività e storia dell'arte. Arte che verrà considerata nella sua accezione più ampia e che coinvolge anche le espressioni artistiche cosiddette minori e/o forme d'espressività connesse anche all'uso di strumenti tecnologici e multimediali. I grandi maestri, i grandi letterati, i grandi artisti, sono inoltre, il punto di riferimento costante per condurre gli alunni verso la scoperta della bellezza considerata come strumento irrinunciabile della didattica disciplinare. Alla base di ciascuna attività è forte la consapevolezza che l'educazione alla creatività presuppone, oltre che la conoscenza dei diversi stili di apprendimento propri delle diverse intelligenze, anche un lavoro accurato volto alla stimolazione di situazioni conoscitive vive ed interessanti. Da questo punto di vista è fondamentale la didattica laboratoriale per far nascere un atteggiamento di curiosità e d'interazione positiva con il mondo artistico e storico.

Noi però non possiamo scoprire il mondo solo immaginando l'essenza delle cose e di conseguenza deducendone la realizzazione, molto più umilmente dobbiamo avvicinarci al mondo naturale e artistico “provando” e “misurando”, in altre parole è necessario sperimentare. Questo duplice aspetto consente di interpretare il laboratorio come luogo delle idee e delle prove. L'esperienza del laboratorio è relazionale, coinvolgente e consente, sia al singolo che al gruppo di proporre, discutere, affermare, negare, illustrare, documentare quanto verificato in situazione e realizzato poi con strumenti diversi in modo da orientare i ragazzi ad un incontro vivo con i diversi “saperi”. “Sia gli artisti, che i filosofi ed i poeti, sviluppano la loro ricerca partendo dall'osservazione della realtà, della società e del contesto in cui operano. Grazie al loro sguardo curioso rivolto verso il mondo, il lavoro di artisti e storici è spesso segnale premonitore o di avanguardia dei principali cambiamenti culturali e sociali”.
I laboratori artistici realizzati sono di tre tipi e vertono uno sul “neoclassicismo ed anti-classicismo”, analizzando e stravolgendo le sculture di Antonio Canova, un altro sulla rappresentazione di se’: lo specchio e il ritratto con il “selfie portrait”, ed un ultimo, prendendo spunto dalle famose Boxes surrealiste di Joseph Cornell sono state realizzate delle “scatole d’autore”, dedicate ad artisti, autori, attori, cantanti del presente e del passato. Tutti questi lavori sono accomunati da uno spirito di ricreazione sia nel senso “artistico”, sia nel senso più “comune e quotidiano”  per i ragazzi, ossia come momento ludico, di divertimento, di relax, di rifocillare la mente in modo alternativo.

Metodologia

Lezioni frontali e con l’utilizzo della LIM ed attività laboratoriale competenze da acquisire:
Imparare ad imparare:
Organizzare il lavoro a casa e a scuola, pianificandolo rispetto a scadenze e tempi;
Procurarsi ed utilizzare in modo adeguato materiali di lavoro, come documenti, immagini, fonti e dati;
Utilizzare le reti e gli strumenti informatici nelle attività di laboratorio, ricerca e approfondimento disciplinare.

Progettare:
utilizzare le conoscenze apprese per la realizzazione di un progetto;
individuare priorità, valutare vincoli e possibilità;
definire strategie di azione;
verificare i risultati.

Collaborare e partecipare:
partecipare all’attività di laboratorio in modo ordinato e consapevole;
intervenire in modo pertinente e propositivo, motivando le proprie opinioni e rispettando quelle altrui;
lavorare in gruppo interagendo positivamente con i compagni.
Agire in modo autonomo e responsabile:
frequentare le attività pomeridiane con continuità e puntualità;
mantenere pulite, ordinate ed efficienti le strutture comuni;
rispettare gli impegni anche in assenza di una valutazione scolastica;
acquisire atteggiamenti di sereno autocontrollo ed autovalutazione, nella valorizzazione delle proprie potenzialità e nella consapevolezza dei propri limiti.

Risolvere problemi:
scegliere le strategie più efficaci per risolvere problemi;
utilizzare gli strumenti e le abilità acquisite in situazioni nuove;
comprendere aspetti di una situazione nuova e problematica e formulare ipotesi di risoluzione.
Individuare collegamenti e relazioni:
saper analizzare testi orali e scritti comprendendone il senso;
acquisire strategie per la selezione delle informazioni;
sviluppare capacità di analisi e sintesi attraverso confronti e collegamenti;
sviluppare la capacità di rielaborazione personale;
dare valutazioni motivate e convincenti.

Nodi tematici

NEOCLASSICISMO E ANTICLASSICISMO:

Antonio Canova è stato uno scultore e pittore italiano, nato nell'allora Repubblica di Venezia il 1º novembre 1757 ed è ritenuto il massimo esponente del Neoclassicismo in scultura e soprannominato per questo «il nuovo Fidia». Noi abbiamo studiato ed analizzato le sue sculture più note: “Amore e Psiche”,  ”Venere”,  “Paride”, “ Adone e Venere”, “Ebe”, “Le tre Grazie”, la serie delle danzatrici, “Napoleone come Marte Pacificatore” e “ Paolina Borghese”, tutte opere che rimandano all’arte classica greca ed alla mitologia. E come hanno fatto molte avanguardie del Novecento che hanno ripreso i grandi Maestri del passato guardandoli con uno sguardo ironico come “La Gioconda con i baffi di Marcel Duchamp, passando per “La Venere di Milo con cassetti” di Salvador Dalì, fino alla “Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto, così noi ci siamo ispirati alle meravigliose sculture canoviane, viste nel dettaglio e dai diversi punti di vista per esprimere la nostra visione ironica ed anticlassica;

SCATOLE D’AUTORE:

Joseph Cornell è considerato un artista particolare nel mondo dell’arte statunitense, scultore ma soprattutto pioniere dell'assemblaggio e considerato l'esponente americano più importante del surrealismo per la produzione relativa a “Le scatole” le famose “shadow boxes”. Queste ultime erano composte da una scatola di legno, per l'appunto, chiusa da un vetro all'interno della quale venivano assemblate le stesse “reliquie” facenti parte della sua mastodontica collezione personale. I criteri di assemblaggio erano alquanto casuali, infatti egli credeva che oggetti prelevati negli angoli più disparati della città e composti insieme potessero dar vita ad un'opera d'arte. La città per lui aveva un numero infinito di oggetti interessanti in un numero infinito di luoghi, il suo compito era quello di creare dei legami; il suo lavoro, come lui stesso lo definisce, “è solo la conseguenza naturale del mio amore per la città” New York, dalla quale non si è mai spostato. Joseph Cornell si inserisce all'interno del Modernismo grazie alla ricostruzione di un mondo personale a partire da frammenti di un mondo riscoperto attraverso il vagabondaggio per le vie newyorkesi. Joseph Cornell non ha mai frequentato il giro dei surrealisti e dei dadaisti a lui contemporanei ma non per questo la sua poetica vi si distacca moltissimo; il caso nella sua opera ha sempre un ruolo fondamentale, è coautore ma sottomettersi al caso, per Joseph Cornell, è utile a rivelare l'io e le sue ossessioni e qui sta la distanza dalle due correnti sopracitate.

Noi abbiamo visto alcune sue scatole all’interno della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia e siamo stati contagiati dalla sua poetica surreale e abbiamo preso spunto dalle sue opere per realizzare le nostre scatole d’autore.

Se Joseph Cornell realizzava le sue scatole per raccontare storie fantastiche e viaggi in luoghi mai visti al fratello minore Robert che soffriva di paralisi cerebrale, noi abbiamo voluto raccontare con questi assemblaggi la vita e i segni di artisti, scienziati, cantanti, scrittori e poeti che hanno toccato il nostro io interiore.

SELF PORTRAIT:
Andy Warhol prevedeva un quarto d’ora di celebrità per tutti, mai si sarebbe immaginato che oggi ci illudiamo di essere celebri ogni quindici secondi, il tempo di attenzione che di media viene dedicato ad un’immagine appiccicata su Instagram. All’interno della galassia del grammo istantaneo di celebrità c’è poi l’universo del Selfie, che ha mandato in pensione l’autoritratto!
Nell’autoritratto l’artista scrutava se stesso e la sua anima, traducendoli di solito in uno sguardo lancinante che paralizzava lo spettatore. Cosa si celasse dietro lo sguardo dell’autore che si autoritraeva, era ciò che rendeva il personaggio affascinante e misterioso. Dentro a un autoritratto ci si nascondeva, anziché mettersi in piazza e svelare i segreti della nostra personalità. Oggi l’intensità dello sguardo è stata sostituita dalla stupidità del sorriso, l’autoritratto stesso è diventato sfondo per il selfismo. Non è un caso che selfie suoni molto come “selfish”, che in inglese vuol dire egoista. Le immagini sono diventate egoiste, e questo alla lunga non può che non influenzare la produzione artistica. L’arte è sempre stata frutto dell’egocentrismo dei suoi autori, ma la migliore arte attraverso l’egocentrismo tentava di parlare di cose universali, profonde, anche se intime a volte. L’arte che funziona è quella nella quale uno si identifica in un modo o in un altro, o che rispecchia un nostro stato d’animo. Instagram e il selfismo hanno praticamente annullato questa capacità di identificazione. E’ impossibile specchiarsi dentro un selfie o dentro un grammo di realtà altrui. Ma non pensate che noi vogliamo disprezzare questi nuovi metodi di autorappresentazione del mondo in cui viviamo. Sottolineiamo solamente che l’arte, aveva la capacità di presentare la vita di un artista, condensata in uno sguardo, come problemi condivisibili o come un universo condivisibile. Non era facile per un artista trasformare i propri problemi o interessi in problemi e interessi di tutti, ma chi ci riusciva e chi ci riesce, di solito, è un bravo artista. La forza dell’arte era di essere un punto focale, il centro dell’attenzione. Ogni immagine che veniva prodotta artisticamente per essere assimilata e digerita richiedeva settimane, mesi, anni. Con Instagram e con i selfie il punto focale o il centro dell’attenzione siamo solo e sempre noi, o magari quello che mangiamo. Non guardiamo più qualcosa, ma guardiamo guardare, nel migliore dei casi. Nel peggiore, ci guardiamo dando le spalle al mondo e alla realtà, di cui non ci interessa davvero più di tanto se non è quella che ci coinvolge   direttamente.  Gli scienziati hanno scoperto che il sorriso enigmatico della Monna Lisa di Leonardo da Vinci era un sorriso di felicità, molto simile a quello che tutti abbiamo ogni volta che ci facciamo il selfie, magari proprio con alle spalle lei, la Gioconda, coperta per il 90% dal nostro corpo sbilenco per poter bene entrare nell’inquadratura. Se un tempo ormai lontano per un ritratto o un autoritratto ci si metteva in posa prendendo un atteggiamento dignitoso, oggi la posizione che si assume per auto immortalarsi è sempre goffa, sgraziata, innaturale. Che è poi paradossale, perché il selfie dovrebbe essere la celebrazione della naturalezza, del nostro carattere e delle nostre passioni, della vita che scorre mentre noi tentiamo di afferrarla a tutti i costi.

Per questo motivo i nostri lavori vogliono coniugare insieme l’intensità, la profondità, la ricerca psicologica dei grandi autori e la quotidianità e modernità dei nostri selfie, perché l’arte nasce dall’arte e noi desideriamo rendere giovane la storia dell’arte. Se nei ritratti gli artisti riescono a scavare nell’anima, sublimando la fisicità dei tratti, per dare valore al carattere, all’interiorità e raggiungere l’idea, noi vogliamo diventare un tutt’uno con queste opere ed entrarci dentro con i nostri volti.