All'origine di tutto: il silenzio!

Nome della scuola:

Istituto delle Suore delle Poverelle Istituto Palazzolo, Rosà (Vi)

Docenti responsabili:

Vania Pizzato

Numero di studenti coinvolti:

18

Premessa

Fin dalle prime notizie relative al virus COVID-19 si sono attivate tutte le procedure cautelative per evitare qualsiasi forma di contagio interno trattandosi di una grande comunità residenziale dove vivono, e lavorano, moltissime persone. Queste nuove modalità operative hanno previsto il contingentamento interno delle persone, che vivono in residenza, nel loro nucleo di appartenenza limitandone inizialmente le uscite e le frequentazioni nei laboratori strutturati interni e allo stesso tempo la totale chiusura di qualsiasi visita esterna (es. famigliari, amici e volontari). Progressivamente, con l’aggravarsi della diffusione del virus in Veneto e la successiva dichiarazione della pandemia, si è giunti ad una totale chiusura limitando tutti gli spostamenti solo all’interno del proprio appartamento residenziale. Tutto ciò ha precluso ad una totale limitazione di contatti esterni, ed interni, ma allo stesso tempo non ci si è scoraggiati poiché si sono attivate tutte una serie di  strategie di comunicazione esterna favorita dalla rete digitale che ha permesso, in modo creativo ed alternativo, di mantenere le relazioni e di attivare attività a distanza utilizzando come  medium  lo schermo di un tablet o di uno smartphone.

Il vincolo di chiusura ha portato ad ulteriori riflessioni legate all’importanza della condivisione, dello stare insieme fuori e dentro la realtà di vita, il dover trovare nuovo strategie di comunicazione piuttosto che scoprire e riscoprire i propri talenti, interessi, crearne di nuovi. Si sono ravvivate relazioni attraverso una solidarietà tra operatori e residenti, delle alleanze che hanno permesso di alleviare il tempo che si era posto in una sospensione di silenzio straordinario, mai percepito prima (la struttura sorge a ridosso di una statale ad alto traffico, vicino ci sono due scuole ad alta frequenza) spesso ovattato dai  rumori tipici della quotidianità. Il “silenzio” non era più qualcosa di surreale ma improvvisamente si poteva toccare, era diventato tangibile, percepibile, forse anche inquietante in alcuni momenti quando le notizie divulgate dai media erano angoscianti e sembrava non esserci una fine. Guardare attraverso “la finestra” che diventa metafora nel quadro di Magritte “L’impero delle luci” ha favorito l’avvio di questo progetto e il fissare quelle emozioni, parole, oggetti e pensieri perché tutto ciò che si è vissuto, e si vive, non vada dimenticato ma sia fonte di nuove esperienze e opportunità per il futuro.

Metodologia

Si sono seguiti i passaggi descritti creando un dialogo tra le opere prese in considerazione. Il percorso ha attraversato una fascia temporale che è iniziata a marzo 2020 e che si è conclusa ad aprile 2021 (per quanto riguarda il progetto ma nella realtà essa prosegue con la prospettiva di un futuro liberato dall’oppressione della pandemia). Si sono date risposte alle domande: “Che cosa succede?”, “Ci sono possibili scenari?”  utilizzando prima il collage in perfetto stile “Enrico Baj”, e trovando nel contenitore “Compressione” il luogo dove collocare pensieri, parole, immagini, oggetti che hanno fatto, e fanno ancor oggi, da sfondo alla situazione vissuta e che si vive nella quotidianità attuale. Il percorso si è snodato attraverso la realizzazione di immagini bidimensionali con collage di materiali diversi, fino a sviluppare piazze tridimensionali in cui si è trovata una dimensione “immaginaria” ma allo stesso tempo reale del qui ed ora, di come ci si immagina il “fuori” e di come lo si vorrebbe rivedere.  Quanto sviluppato ha trovato una nuova vitalità e un significato più intimo, profondo, spesso anche condiviso. La piazza vuota, quale simbolo per eccellenza e luogo di aggregazione, diventa l’espressione di una dimensione spaziale privata agli interlocutori per eccellenza ossia le persone. Lo sguardo si sposta verso le finestre delle case che si affacciano su queste nuove prospettive, sia interne sia esterne, sviluppando un ulteriore immaginario e allo stesso tempo desideri di ritornare alla normalità.

Nodi tematici

Si sono toccati i temi legati alle opere prese in considerazione per questo viaggio a ritroso nel tempo recente, ma attualissimo ancora oggi. Nella scelta dell’opera “Conoscenza dello shock” di Victor Brauner si è realizzata una barca dove è stata collocata un’immagini simbolica che ha fatto da alter ego in questo viaggio di recupero dei ricordi legati alla prima fase di “chiusura” verso l’esterno e verso tutte le possibili fonti relazionali che arricchivano la quotidianità delle persone in struttura residenziale. Si è passati ad una zoomata sullo sguardo che ogni uno ha rivolto a questa nuova situazione imposta: “Perso” di Enrico Baj è stato fonte di grande ispirazione per realizzare, sulla falsariga del lavoro di questo artista rivolto al recupero e nel ridare nuova vita alle cose da altri scartate, il proprio personale sentirsi “perso”! Sono nati nuovi volti che spesso manifestano una certa serenità nell’approcciarsi alle nuove regole e restrizioni. Uno sguardo che si è spostato sulla piazza, luogo per eccellenza di ritrovo della comunità, ma che nella solitudine dell’opera “La torre rossa” di De Chirico evidenzia ancor di più il vuoto imposto della condizione pandemica! Per rendere più efficace la visione di questa dimensione si sono realizzate delle piazze, tre, circondate da edifici scelti dai vari protagonisti. Il punto di vista sullo spazio deserto e solitario della piazza ha ricondotto all’”Impero delle luci” di Magritte, cosa c’è dietro a ogni finestra di ogni singola abitazione? Cosa vedo o mi piacerebbe vedere oltre questa finestra? Le immagini sono state da supporto ad ogni singola persona, sono stati messi a fuoco desideri, richiami alla memoria  persone o luoghi che si desidera rivedere. Con “L’impero delle luci” si è concretizzata una nuova visione del presente, e del futuro immediato, collocando queste immagini nel “reticolo” che le linee nere orizzontali e verticali dell’opera “Composizione n. 1” di Piet Mondrian aiutano a trovare una dimensione definita, contenuta in uno spazio chiaro e leggibile. Dare forma ai pensieri con un’immagine aiuta a sostenere le difficoltà emotive che spesso hanno accompagnato questo lungo periodo di “clausura forzata”, trovando sostegno reciproco e accompagnate da un team di persone che ne hanno condiviso (e condividono ancora ad oggi) le preoccupazioni e le fragilità della quotidianità, ma soprattutto hanno permesso di trovare originali soluzioni al vivere quotidiano senza cadere nell’oblio.