La migrazione è uno spostamento di persone, animali o piante determinato da molteplici ragioni, ma principalmente dalla ricerca di condizioni favorevoli alla vita.
Guerre, saccheggi, conquiste, viaggi, trasferimenti e scambi commerciali sono alcune delle cause che hanno portato allo spostamento degli uomini e degli oggetti. La migrazione degli oggetti, in particolare dei manufatti di valore estetico e simbolico, determina da sempre il rimescolamento dei codici culturali del territorio in cui essi nascono con quelli del luogo in cui approdano. Alcuni esempi di questo processo sono rintracciabili nelle vicende collegate alla IV Crociata del 1204. Dopo il sacco di Costantinopoli, arrivano a Venezia oggetti preziosi e arredi che decorano i più importanti edifici della Serenissima e che, oggi, hanno valori simbolici e culturali ben diversi da quelli originari. Un altro esempio risale al XVII secolo, quando la Compagnia delle Indie importa in Europa oggetti del lontano Oriente, tra cui stampe giapponesi che, anni dopo, saranno fonte d’ispirazione per artisti come Paul Gauguin, Claude Monet o Édouard Manet. Verso la fine dell’Ottocento cresce il mercato dell’antiquariato e manufatti provenienti da zone remote del mondo invadono mercatini delle pulci e negozi europei e nordamericani. Artisti e collezionisti frequentano questi luoghi alla ricerca di pezzi d’arte unici e appartenenti a culture distanti, interessandosi alle qualità estetiche più che alla loro funzione originaria. In molti casi, infatti, artisti e intellettuali individuano in queste opere valori che non sempre coincidono con i reali intenti con cui le stesse furono prodotte.
Se i cubisti mostrano interesse per la scultura africana, tridimensionale e tangibile, i surrealisti prediligono gli oggetti dell’Oceania spesso costituiti da materiali di scarto ai quali associano un immaginario fantastico e irrazionale. Nel dipinto di Pablo Picasso Les Demoseilles d’Avignon (1907) la figura femminile di sinistra ha una posa riconducibile all’arte egizia, mentre le donne a destra mostrano volumi corporei di chiara derivazione africana. L’arte dell’Africa ispira anche Amedeo Modigliani per la serie delle Cariatidi dipinte tra il 1911 e il 1913. Alberto Giacometti arriva alle famose sculture allungate dopo aver osservato le “sculture palo” dell’Africa orientale e le sculture Nyamwezi della Tanzania. Anche in Maiastra (1912) e ne La musa addormentata (1910) di Constantine Brancusi si riconosce il riferimento alla scultura africana; Max Ernst, in Testa di uccello (1934), riproduce una maschera Tusyan della Costa d’Avorio. Negli anni ’50 e ’60, Peggy Guggenheim si appassiona all’arte africana, oceanica e pre-colombiana: la mostra “Migrating Objects” (15 febbraio–15 giugno 2020) raccoglie la sua collezione di opere provenienti da Mali, Costa d’Avorio, Nuova Guinea, Messico e Perù. La mostra esamina come tali oggetti, spesso fraintesi, siano stati esposti nelle gallerie e nei musei con finalità a volte contraddittorie, rivelandone l’intreccio di storie, migrazioni e reinterpretazioni di cui sono stati protagonisti.